Premetto già che il concetto di istinto materno, inteso come desiderio di diventare madri, mi sembra al limite della credibilità. Cosa siamo, gatte in calore? Vacche gravide? Facoceri in astinenza? Personalmente preferisco pensare all'arrivo di un figlio come all'aspirazione di una persona, al progetto di una coppia, o più in generale al desiderio di creare qualcosa, di dar vita.
Detto questo, pero', qui mi voglio soprattutto schierare contro il principio d'istinto materno secondo cui ogni madre saprebbe, istintivamente, come comportarsi con il proprio cucciolo, fin dalla nascita, proprio come gli animali. L'istinto materno le guiderebbe in questa avventura fantastica fatta di: sveglie a ripetizione in piena notte, pannolini puzzolenti a catena, pianti incomprensibili, occhiaie, sonno, fatica, ah! un piccolo rigurgito sulla camicetta nuova giusto prima di uscire... Insomma, grazie ad esso, una brava mamma non sbaglierebbe mai, saprebbe sempre cosa fare e il tutto con il sorriso sulle labbra!

Smettiamo allora di essere preda del nostro ipotetico istinto materno. Oggi possiamo dire senza vergogna che essere mamma non significa avere sempre la risposta giusta, la disponibilità totale, la pazienza mariana. Le mamme d'oggi hanno bisogno di essere sostenute, aiutate, appoggiate. L'istinto materno non basta più. Crescere un figlio è un'impresa difficile, che si impara e possibilmente si condivide.
Parola d'ordine per noi mamme: delegare! Chiediamo ai dottori, che se sono bravi possono spiegarci tante cose, o ai nonni che hanno un po' più di esperienza. E lasciamo soprattutto fare i papà che oggi giorno sembrano davvero aver voglia di investirsi nel loro ruolo di padre (trattasi di nascente istinto paterno?!) e sono a volte più bravi di noi: più pazienti, più delicati, più calmi.
Allora, mamme di tutto il mondo, unitevi! Unitevi per liberarvi dall'istinto materno e accettare infine di essere madri eternamente in divenire, piene di dubbi e di paure.
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