Ogni bambino dovrebbe avvicinarsi al cibo il più naturalmente possibile. Detto questo pero' è vero che siamo spesso noi genitori i primi ad avere un rapporto con il cibo un po' difficile e quindi puo' essere utile riflettere sul come trasmettere al nostro bambino una relazione con il cibo equilibrata. Si tratta come vedremo di adottare alcune strategie semplici, di buon senso e nel rispetto del bambino. Partiamo dal presupposto che il nostro comportamento deve cambiare a seconda delle età.
Per esempio, un bambino appena nato, si sa, non ha orari per mangiare, gli si dà da mangiare a richiesta... e che male c'è se qualche poppata è più bisogno di contatto con la mamma che fame vera e propria?
Invece a partire dal momento in cui il bambino puo' fare dei pasti completi (che lo saziano cioè per almeno tre ore, verso i 4 mesi) è importante iniziare a dare ai pasti degli orari fissi: non è più il bambino che decide a che ora mangiare, quando gli va, ma si adatta pian piano agli orari normali della famiglia. Quindi, e qui la logica pacifica e quasi semplicistica appena espressa rischia di complicarsi un po'... biberon in piena notte o biberon per addormentarsi dovrebbero sparire (per sempre!).
Anche la questione annosa che pone il problema se il bambino debba finire o no tutto quello che ha nel piatto, richiede secondo me una risposta che varia a seconda dell'età. Un bambino piccolo non decide la quantità di cibo che ha nel piatto, gli viene imposta. Di conseguenza non ha alcun senso obbligarlo a mangiare tutto, anzi, rispettare il suo "no" quando non ne vuole più gli permette di mangiare a suo piacimento e di acquisire la nozione indispensabile di sazietà. Le cose cambiano con i bambini più grandi. Diciamo che dal momento in cui il bambino è capace di servirsi da solo, e che gli permettiamo di farlo!, allora dovrà finire tutto quello che si è messo nel piatto in modo che impari a non sprecare e a servirsi con giudizio per poi eventualmente riservirsi.
Quanto alla varietà del cibo che mangiano, la logica è abbastanza semplice. Appena inizia la diversificazione alimentare i bambini dovrebbero essere messi a contatto con il maggior numero di alimenti possibili. Non si puo' pensare di costringere un bambino di tre-quattro anni a mangiare delle verdure o altri alimenti dal gusto un po' più complesso quando non li ha quasi mai visti o mangiati prima. La guerra rischia di essere dura (e sappiamo in partenza chi sarà il vincitore...). E' meglio averlo abituato prima e tener presente (non senza una buona dose di pazienza) che alcuni alimenti (a volte tutti) hanno bisogno di essere riproposti più, più, piu'... e più volte, senza mai costringere il bambino a mangiare e felicitandolo ogni qual volta decide anche solo di assaggiare, prima che quest'ultimo inizi a riconoscerne il gusto e ad apprezzarlo. Certo bisogna essere molto perseveranti, soprattutto con alcuni bambini, ma alla lunga ce la si fa!
Ed ora la domanda più scabrosa: che fare se il bimbo mangia poco??? Anche qui dipende dall'età. Se un bimbo piccolo, che inizia appena a mangiare pappe e pappine, lascia più della metà del suo pasto, è effettivamente importante apportargli la quantità di cibo necessaria per la sua crescita e quindi si completa con il latte. Questo, diciamo, fino a circa un anno di età. Dopo questa prima tappa se il bambino non vuole mangiare il pasto che abbiamo previsto, beh, pazienza! Gli si propone la frutta o il dolce e poi si aspetta il pasto successivo senza fare troppe tragedie e senza rimpinzarlo di ogni sorta di alimento che riusciamo a fargli ingoiare. Poi quando sono un po' più grandi, si puo' anche iniziare a togliere frutta e dolce, se non vuol mangiare non mangia nulla e se ne riparla al pasto successivo, dove in genere arriva affamato.
Soprattutto bisogna evitare di fare del cibo una questione troppo importante o di sentirsi colpevoli se il nostro bambino non mangia o non mangia abbastanza. Mangiare deve essere la cosa più naturale possibile, e più si distingue il cibo da qualsiasi tipo di relazione affettiva meglio è. Non si è per forza delle cattive madri se il bambino non vuol mangiare. Magari non ha fame o ha mal di denti o vuole solo mettere alla prova la nostra pazienza. Se è cosi' bisogna fare un po' spallucce (sempre che il bimbo non sia denutrito chiaramente) e dire: "beh se non vuoi mangiare pazienza mangerai quando avrai fame". Soprattutto è consigliabile evitare di dire cose del tipo "dai mangia, fallo per la mamma" "lo sai che il papà è contento se mangi ancora un po'"? ecc... Perché non si mangia per far piacere agli altri, ma per nutrirsi o al limite per far piacere a se stessi. Altrimenti il rapporto con il cibo rischia di costruirsi in maniera un po' ambigua ed a quel punto il bambino potrebbe davvero usare il cibo come un ricatto... ed è la storia del gatto che si morde la coda.
Infine attenzione al cibo palliativo (e questo vale a tutte le età tranne come dicevo nei primissimi mesi in cui la poppata è una coccola che non si rifiuta!). La caramella quando ci si sbuccia un ginocchio, il pezzo di pane cosi' si lascia la mamma tranquilla finché fa la spesa... Lo so ci siamo caduti tutti, ma sono cose che è meglio evitare per quanto possibile. Altrimenti trasmettiamo al bambino una relazione con il cibo sbagliata, viziata in partenza. Cosi' che crescendo il cibo potrebbe essere usato come una consolazione, con le conseguenze immaginabili: sono triste, arrabbiato, mi annoio... apro il frigo e mangio!
Ancora una cosa facile facile: si possono lasciare i bambini piccoli mangiare con le mani! Evvivaaa!! Anzi sembrerebbe che sia pure positivo: mangiano da soli più rapidamente (imparando in fretta a usare le posate) e in più il tatto li aiuta a comprendere le diverse consistenze dei cibi.
Insomma queste sono idee molto generali che probabilmente non vanno bene per tutti (e che soprattutto non vanno associate a bambini che presentano dei reali disturbi alimentari), ma possono forse dare qualche spunto di riflessione!
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