Dunque ci siamo! Dopo cinque minuti di copulazione, nove mesi di attesa e dodici ore di travaglio (ditemi se questa è giustizia?!) il bimbo è finalmente arrivato... Siamo diventati genitori. Anche il dizionario ci dà ragione, per essere genitore basta riprodursi, genitore è infatti "colui che genera, che dà vita". Io Tarzan, tu Jane...
Eppure, una volta esaurito l'atto più o meno frenetico del riprodursi, spente le urla soffocate della partoriente, esploso il grido sincero di chi è appena nato ed ha già compiuto il viaggio più lungo della vita... cosa resta di questa misera etimologia? Poco. E chi glielo spiega ora ai poveri Tarzan e Jane quello che bisogna fare? Hanno imparato a cambiare i pannolini, a sterilizzare i biberon, a camuffare le occhiaie, persino ad aprire un lettino da campeggio... ma basterà? Perché in effetti, quello che non ci dice il dizionario è che il termine genitore implica e sottintende quello di educatore, e qui le cose rischiano di complicarsi un po'.
Il punto allora è definire cosa significa educare. Per rispondere parto da un presupposto. L'educazione non è un qualcosa che si inculca o che si impone, ma qualcosa che deve scaturire dal bambino stesso (Maria Montessori), come un percorso che il bimbo fa per diventare grande, fino ad arrivare a capire da solo le cose possibili e quelle non possibili. Il ruolo del genitore è quello di accompagnare il bambino in questo cammino. Come? Aiutandolo a diventare autonomo. Essere genitore cioè non vuol dire fare tutto al posto del bambino perché non gli manchi nulla. Questo significa renderlo dipendente e ciò' è dannoso per lui e per il suo sviluppo. Il genitore-educatore insegna al bimbo come fare da solo, come arrangiarsi. Mettendo come unico limite tutto ciò' che può' essere pericoloso per lui o per gli altri. E poco importa se mangiando lo yogurt disegna un Picasso o se impiega due ore per mettersi un paio di scarpe (insomma una sola e nel piede sbagliato...).
Certo ogni bambino ha poi la sua specificità, ma le linee generali possono essere comuni e fanno capo all'idea che il bambino, prima di essere tale, è una persona con le sue idee, i suoi umori e la sua personalità.
Personalmente penso che l'educazione di un bambino non si improvvisi, ma si impari ed è un peccato che non venga insegnata a scuola tra un'ora di fisica e una di filosofia o in qualche corso pre-post-parto, perché l'educazione dei bambini è di fatto alla base della nostra società. I nostri figli sono gli adulti di domani, i cittadini del futuro. Eccovi allora lasciati con una bella responsabilità (leggi anche gatta da pelare...).
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