mercoledì 4 luglio 2012

"Tutto è linguaggio"

Una manciata di anni fa, un ometto dagli occhi scuri scuri che parlava la lingua di Molière mi fece scoprire un terreno inesplorato, a me completamente sconosciuto: quello della psicanalisi infantile. 
Ignoro per quale assurda ragione questo individuo appena conosciuto, affetto da una grave allergia alla scuola che fin dalla primissima infanzia lo costringeva a scorrazzare per i campi di calcio durante le ore di lezione, mi abbia messo in mano un giorno un libro di Françoise Dolto. Fatto sta che qualche anno più tardi questo strano individuo mi ha resa madre di nostra figlia e chissà cosa ci riserva ancora il futuro... 2, 3, 4... va beh non esageriamo!
Il titolo del libro in questione, rivelatore emblematico del pensiero di Françoise Dolto, pediatra, psichiatra e madre indiscutibile della psicanalisi infantile è "Tout est langage", letteralmente tutto è linguaggio.




   Al bambino, secondo questa affermazione, bisognerebbe dire tutto. Più precisamente tutta la verità. Nessun argomento è tabù quando si parla con i bambini, nemmeno la morte o la malattia. Non si nasconde ad un bambino la morte di una persona cara per esempio la nonna. Sarebbe sbagliato dirgli, come si sente fare spesso, che la nonna è partita per un lungo viaggio perché cosi' lasciamo il nostro bimbo ad aspettare Godot, visto che lo sa che da un viaggio si torna e si porta anche qualche bel souvenir... Bisogna tra l'altro tener presente che spesso il bambino sa già come stanno le cose (l'ha sicuramente sentito finché la mamma parlava sotto voce al telefono col papà*...), e finge di credere alle nostre bugie per paura di contrariarci. Ma lo mettiamo cosi' in una posizione molto scomoda. Per non farlo soffrire lo facciamo soffrire due volte.

   E non bisogna nemmeno pensare che ci sia un'età alla quale si può iniziare a parlare ad un bambino. Non sappiamo come un bambino appena nato (e anche prima!) capisca, o meglio colga, quello che gli viene detto. Ma di fatto  quando un bambino viene rassicurato verbalmente su una certa situazione ne trova giovamento. Per restare sullo stesso esempio si può dire ad un bambino appena nato (e insisto: anche prima) che ha perso la nonna: "la mamma è molto triste perché la nonna non c'è più, ed è dispiaciuta di farti sentire la sua sofferenza ma in questo momento non può fare altrimenti" il bambino è senza dubbio più calmo e sereno di un bambino che percepisce il dolore della madre senza che questa glielo abbia spiegato. Ditemi che questa non è comprensione?!... Ed anche se la notizia data è tremenda, il bambino ha più risorse di un adulto per superarla se gli viene spiegata con parole adatte alla sua età e al suo grado di maturità.

   Certo ai bambini si può anche dire "questa cosa non ti riguarda", per esempio se i genitori litigano non c'è motivo di spiegargliene le ragioni, mentre è fondamentale dire che la mamma e il papà sono in un momento in cui non vanno d'accordo, ma che lui non c'entra niente e che anche se l'amore tra la mamma e il papà può' finire, quello verso di lui resterà sempre intatto. Questa spiegazione evita al bambino il calvario del senso di colpa, perché tutti i bambini quando sentono litigare i genitori credono che sia a causa loro e temono di essere abbandonati (non è successo anche a noi?). La cosa da evitare quando c'è "maretta" in casa è il silenzio o la nonchalance, il far finta di niente, perché questo impedisce al bambino di progredire.

   Certo qui ho portato esempi un po' estremi, proprio per sottolineare che si può dire tutto. Ma il discorso vale anche per cose più' banali e quotidiane. Si racconta al bambino quello che facciamo quando lo laviamo, lo cambiamo, gli prepariamo da mangiare... Gli si dice dove lo portiamo quando usciamo, ma non così come se parlassimo al vento: ci avviciniamo, lo guardiamo negli occhi e gli diciamo "andiamo dal dottore-dalla baby-sitter...", così ha il tempo di prepararsi all'evento e si sente partecipe, importante, non un pacchetto da portare qua e là... 


   I bambini hanno bisogno di essere rassicurati, ma solo la verità li rassicura. Imbrogliarli o tenerli allo scuro, anche se pensiamo di farlo per il loro bene, li mette in difficoltà e ne compromette lo sviluppo.


* A proposito di quanto i bambini, anche piccoli, ascoltino attentamente i discorsi dei grandi: qualche settimana fa, mia figlia di quasi un anno e mezzo, stava giocando nel salone con degli amichetti e sembrava davvero concentratissima sul suo gioco. Nel frattempo io parlavo con altre mamme del più e del meno ed in particolare del come abbandonare il pannolino. Qualche secondo più tardi mi giro e mi ritrovo il grillo (mia figlia) li' davanti, che mi guarda: era andata a prendere il vasetto e me lo tendeva. Ma tu non stavi giocando?...


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