sabato 2 marzo 2013

Una nuova professione: Tagesmutter anche in Italia

Anche in Italia, finalmente, inizia a diffondersi la professione di tagesmutter. Si tratta di persone, per lo più donne, che accolgono al loro domicilio un certo numero di bambini (fino ad un massimo di 5) tra i 0 e i 14 anni percependo uno stipendio. 

Il servizio fornito da questa nuova figura professionale è complementare a quello dei nidi. In particolare si rivolge a quelle famiglie (e sono tante) che non riescono ad avere un posto al nido o per cui gli orari dell'asilo sono incompatibili con la propria professione. La tagesmutter si occupa dell'educazione e della cura dei bambini e offre una flessibilità impensabile in strutture più grandi. Inoltre questo tipo di "affidamento giornaliero" permette di accogliere i bambini in maniera più familiare e personale e quindi, visto il numero ridotto di bambini accolti, di dare una più elevata attenzione alla specificità del singolo individuo.

Insomma, adeguando l'Italia a quello che già da tempo si fa in altri paesi europei, questa nuova professione rappresenta secondo me una grande opportunità che da un lato permetterà alle donne che lavorano (fuori casa) di mantenere la loro professione grazie ad un sostegno mirato e differenziato per la cura dei propri figli, e contemporaneamente creerà nuovi posti di lavoro per chi pensa di essere adatto a questo tipo di occupazione.

Certo chi medita di fare questo lavoro giusto per non restare disoccupato o per stare a casa tranquillo è meglio che cambi idea. Accogliere bambini a casa propria infatti potrebbe rivelarsi più complicato del previsto. Lavorare a casa può creare per esempio veri e propri conflitti con gli altri membri della famiglia: un marito potrebbe sentirsi a disagio, estraneo a casa sua, incapace di trovare un attimo di pace e la coppia stessa potrebbe risentirne. Inoltre anche i figli della tagesmutter possono sentire un certo malessere o fastidio nel condividere con altri non solo le loro stanze, i loro giochi e tutto il resto... ma anche le loro madri. I conflitti sono davvero dietro l'angolo e c'è senza dubbio la necessità di trovare un equilibrio che non è per niente scontato. A questo si aggiungono poi i problemi propri al lavoro come il rapporto non sempre evidente con i genitori dei bambini, i contratti, la responsabilità di un tale mestiere e la pazienza cosmica che è indispensabile.
Per fortuna ci  sono anche degli aspetti positivi. Uno fra tutti i ritmi lavorativi che, anche se intensi, sono più umani e calcati sul tempo lento del bambino, sull'osservazione, sulla curiosità, sullo stupore. E devo dire che in questa società dove tutto e tutti vanno di fretta, avere un po' di tempo per ascoltare un bambino mi sembra un privilegio enorme, che spesso i genitori non hanno...

Prima di concludere voglio pero' sottolineare un aspetto della tagesmutter che mi disturba un po'.
Si tratta del nome, che proprio non mi piace. L'abbiamo tradotto, con poca fantasia, letteralmente dal tedesco. Tagesmutter significa infatti "mamma di giorno". Questo appellativo mi sembra molto impreciso per una serie di ragioni: intanto va detto che il lavoro può essere svolto sia di giorno che di notte, in secondo luogo questo nome mi sembra precludere a priori la professione agli uomini e questo è un vero peccato oltre ad essere una discriminazione. Ma soprattutto quello che mi infastidisce in questo nome è il fatto che con la sua banalità annichilisce la professionalità di chi svolge questo lavoro. Non basta essere mamma per essere tagesmutter, servono invece, oltre ad un'infinita dose di passione, competenze e qualità specifiche come la creatività, la tenerezza, la pazienza, la rapidità, la resistenza, le capacità organizzative, alcune nozioni sull'educazione e anche di primo soccorso... tutte cose che purtroppo si imparano spesso più "sul campo" che nella breve formazione prevista.

Per chi fosse interessato a questo lavoro lascio alcuni links utili.

E per chi legge il francese questo libro passa in rassegna, con acuta ironia, la vita tipo di una "assistante maternelle" (cosi' si chiamano in francese), gioie e dolori...
"Une vrai vie de nounou", Françoise Naser, ed. Philippe Duval

venerdì 1 marzo 2013

Mon petit coeur dans le navire - Un spectacle pour les tous petits



L'espace est réduit, très réduit, la lumière douce... Pour une fois on est loin des projecteurs d'Hollywood! Le décor simple: du carton, du papier, une planche en bois... ça rappelle les mondes fantastiques qu'on se créait quand on était enfants avec du matériel de récupération, volé ci et là, et une bonne dose de fantaisie. 

Quelques chaises pour les spectateurs tout au tour de la scène et c'est tout. Une petite dame nous guide et comme à chaque fois, même ici parmi les mômes qui bourdonnent et les parents qui chuchotent, la magie du théâtre opère.

Les barrières entre acteur et spectateurs s'effondrent, on se laisse transporter doucement dans un univers onirique, enfantin, humain. Le voyage de Liliva commence... Elle prend la mer on devient une vague, elle chante on danse, elle se cache on la cherche. Le corps redevient instrument, l'imagination reine et le temps relatif. Place aux émotions et aux sensations libres. Le paradoxe ce qu'au theatre les masques tombent...

Emma a deux ans. Elle regarde le spectacle blottie sur mes genoux. Elle assure ne pas connaitre Grotowski, ni Brecht ni même Pirandello. Et pourtant le théâtre la captive, la gagne et elle en redemande. Elle s'exclame sans cesse: "qu'est-ce que c'est ça maman?" Je ne sais pas! Peu importe!
Oui, peut importe l'histoire ou le lieu, ce qu'elle aime c'est de suivre du regard Liliva qui s'envole et s'en va, qui sait où. Et je suis sûre que dans son émerveillement, quelque part au fond d'elle, même si elle me serre très fort la main, Emma aurait envie de partir elle aussi loin avec Liliva et ainsi grandir.

- Un vrai petit bijoux ce spectacle, un poème léger et passionnant 
écrit et réalisé  par Caroline Duval, que je conseille à tous! 
A partir de 8 mois, à voir sur Nice et alentours -